Può aiutarci un’economia circolare digitale a ridurre le emissioni di C02 a zero?

Il Post Covid 19, con il corollario della crisi ucraina, ha accelerato le politiche ambientali europee verso la transizione energetica, la sostenibilità e l’utilizzo di fonti di energia pulita: indipendenza dal carbone e da ogni combustibile fossile.

Obiettivi rimarcati anche dal nostro Paese nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove per la transizione ecologica è previsto lo stanziamento di quasi 60 miliardi, che vuole intervenire radicalmente sulla posizione ambientale dell’Italia, più che necessario se si pensa alla multa che ci è stata comminata dalla Corte di giustizia europea per le elevate emissioni di biossido di azoto (NO2).

Contestualmente, il PNRR per la transizione digitale e la connettività ha ricevuto il placet della Commissione europea che ha approvato i quasi 50 miliardi di euro del piano italiano.

Si possono quindi ridurre le emissioni anche attraverso una economia circolare digitale?

Uno degli obiettivi dichiarati nel corso della COP26 è quello di ridurre le emissioni a zero entro il 2050 con un abbassamento significativo già dal 2030.

Ma com’è possibile raggiungere questo nobile e virtuoso traguardo?

La cosa importante è entrare in una prospettiva di economica circolare.

Economia circolare che può essere sviluppata, gestita e resa trasparente e condivisa proprio con gli strumenti digitali.

Quindi il punto chiave è come armonizzare la transizione ecologica e quella digitale e interpretarli come elementi fondamentali dell’unico globale obiettivo: Net Zero.

Il CEO di Widech, Giacomo Ortolano ne ha fatto la visione della sua innovativa avventura imprenditoriale: “Non c’è transizione energetica senza transizione digitale: servono infatti strumenti che abilitino una “economia circolare integrata” e che ne governino obiettivi e complessità”.

A darci qualche indicazione su come fare, può aiutarci il dottor Long Chen, Presidente del comitato direttivo per la sostenibilità di Alibaba.

Economia circolare digitale: di cosa si tratta?

Come riporta Chen, è nel concetto di economia circolare che si ripongono grandi speranze per ridurre le emissioni.

Quando si parla di economia circolare, non si fa riferimento a un semplice modello economico ma a un nuovo paradigma di pensiero. 

Un cambiamento nel nostro modo di vivere e di consumare.

Nel modello lineare di economia, radicato da tempo nella nostra cultura, il ciclo vitale di un bene di consumo si esaurisce laddove il prodotto, utilizzato per un certo periodo di tempo, viene destinato allo smaltimento.

In un modello di economia circolare, invece, questo viene reimmesso nella ruota dell’economia.

Un passaggio che può avvenire includendo il prodotto per intero, oppure una parte di esso.

Come incoraggiare, però, la transizione a questo nuovo modello economico, viste le abitudini di consumo ormai radicate nella nostra vita?

Economia circolare digitale con le piattaforme di condivisione

Una svolta è rappresentata dagli strumenti digitali, come le piattaforme di condivisone di Alibaba Group.

Strumenti essenziali che hanno avuto un impatto profondo nelle nostre abitudini di consumo, tanto da costituire, se affiancate da una buona governance e sensibilizzazione, un elemento fondamentale per il passaggio a un’economia circolare digitale.

Sempre più persone, grazie a queste piattaforme, abbracciano un modello di economia digitale circolare scambiando prodotti su diverse piattaforme online come Idle Fish di Alibaba.

Mobili, vestiti e prodotti di elettronica, che con un’economia lineare diverrebbero rifiuti, vengono reintrodotti nel mercato, destinati a un nuovo utilizzo o barattati con beni di valore simile.

Come ridurre le emissioni? I vantaggi di un’economia circolare digitale

Ma in che modo l’utilizzo di queste piattaforme di condivisione potrebbero aiutare nel raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero entro il 2050?

Vediamo insieme i principali vantaggi di questi strumenti:

  • Riduzione di sprechi, rifiuti e produzione e, di conseguenza, anche delle emissioni di CO2.
  • Prolungamento del ciclo di vita di diversi articoli e aumento del commercio locale, con mercati e negozi di beneficenza che tornano attivi.
  • Grandi possibilità di crescita ed espansione di queste piattaforme: sia da un punto di vista di utenti attivi su certi spazi che di abitudini sul nostro stile di vita. Un assaggio della diffusione capillare di questi strumenti è già rappresentato dal rapido diffondersi di app di trasporti e di ordinazione di cibo a domicilio.
  • Secondo quanto riportato dalla Luohan Academy, una politica e un’informazione tesi a congiungere l’economia circolare con gli strumenti digitali potrebbe aiutare ad affrancare il nostro PIL da una produzione incentrata sui combustibili fossili, arrivando all’auspicato obiettivo di emissioni 0 entro il 2050.

Economica circolare digitale: serve uno sforzo congiunto per le emissioni zero

È proprio su quest’ultimo punto che dovremmo insistere.

L’economia circolare digitale non potrà mai contribuire al raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero entro il 2050 senza un buon sostegno da parte di politiche globali ecologiche.

Queste dovranno attuare finanziamenti e misure economiche consone e anche tecnologie congrue, forti di studi scientifici solidi.

Al comparto, dovrà essere integrata un’informazione che sensibilizzi le persone su abitudini di consumo utili per il nostro Pianeta.

Potenziale da sviluppare

Come riporta Long Chen, il mercato dell’usato di Alibaba, fondato nel 2014, conta più venti milioni di utenti che scambiano, ogni giorno, una quantità enorme di prodotti, con un metodo che combatte gli sprechi e diminuisce le emissioni.

Tutto questo potenziale rischia di ridurre il suo impatto se non viene incoraggiato e sostenuto da un impegno congiunto.

Soprattutto, da studi scientifici che ci aiutino ad abbassare le emissioni di CO2 mantenendo un PIL in crescita.

Il ruolo del cloud computing nell’economia circolare digitale per le emissioni zero

Tutte le piattaforme di condivisione adoperano sistemi di Cloud computing.

Questi sistemi si presentano come strumenti molto ecologici a un’elevata capacità di gestione di dati e risorse, apportano l’adozione di tecnologie all’avanguardia per il raffreddamento dell’hardware e l’impiego di energie rinnovabili.

La stessa idea di scalabilità e acquisto dello spazio in base ai propri bisogni, su cui si basa tutta la tecnologia Cloud Computing, indica la volontà di combattere gli sprechi e misurare razionalmente le risorse.

Chen riferisce come, nel 2010, il cloud computing abbia contribuito a un risparmio di energia del 6%.

Tuttavia, le tecnologie si dimostrano utili anche nel sensibilizzare gli utenti rispetto alla virtuosità di certe abitudini di consumo: fornendo per esempio dati su quante emissioni si stiano riducendo grazie alla condivisione di prodotti.

Una buona governance per le emissioni zero

Tutto quello che abbiamo detto sinora risulterebbe poco utile senza una buona politica globale che aiuti a promuovere l’economia circolare digitale.

Secondo Chen, la politica potrebbe aiutarci sostanzialmente su tre fronti:

  • Protezione dati: serve un protocollo solido per la protezione dei dati sensibili perché gli utenti possano adoperare in tutta sicurezza le piattaforme di condivisione.
  • Economia proattiva: è necessario uno sforzo economico congiunto fra azionisti, mercati, organizzazioni ed enti governativi. Programmi come Carbon neutrality di Alibaba sono organizzati al fine di incoraggiare uno sforzo politico sinergico e sovranazionale nell’obiettivo della riduzione delle emissioni e dell’affrancamento da combustibili fossili.
  • Sensibilizzazione globale: l’emergenza climatica rimane un problema globale rispetto alla quale deve essere attivati un meccanismo di cooperazione fra tutti i paesi del mondo.

Il punto di vista di Widech SpA

Anche rispetto a questo tema, il punto di vista di Widech SpA e del suo CEO Giacomo Ortolano si presenta come molto chiaro.

Evitando il rischio ideologico che permea il dibattito sulla transizione ecologica, ed il “nazionalismo tecnologico” che offre molto spesso una visione distorta dell’argomento, Widech SpA si presenta con una piattaforma nazionale ed europea che si basa su tecnologie, algoritmi e strumenti scientifici affidabili, ricercati e sviluppati in Italia, per la misurazione di dati dal punto di vista quantitativo e qualitativo.

Forti della convinzione che solo attraverso l’ausilio di strumenti digitali possa realizzarsi la transizione ecologica, Widech SpA mette a disposizione sofisticati software di analisi di dati e fenomeni. Dispositivi di intelligenza artificiale per contribuire alla costruzione di un’economia circolare digitale.

Ricordando il motto di Giacomo Ortolano, che esprime efficacemente la mission della nostra azienda: “Quello che non si misura non esiste”.